Gli altri si vantino per le pagine che hanno scritte;
io vado orgoglioso per quelle che ho lette.
Non sarò stato un filologo,
non avrò investigato le declinazioni, i modi, il laborioso
mutare delle lettere,
la d che indurisce in t,
l'equivalenza della g e della k,
ma nel corso degli anni ho professato
la passione della lingua.
Le mie notti son piene di Virgilio;
aver saputo e scordato il latino
è possederlo, perché anche l'oblio
è una forma della memoria, la sua vaga cava,
l'altra faccia segreta della moneta.
Quando si cancellarono ai miei occhi
le vane apparenze che amavo,
i volti e la pagina,
mi detti allo studio del linguaggio di ferro
che usarono i miei antichi per cantare
spade e solitudini,
e ora, attraversando sette secoli,
dall'Ultima Thule,
la tua voce mi giunge, Snorri Sturluson.
Dinanzi al libro, il giovane si impone una disciplina precisa
e lo fa in vista di un preciso conoscere;
ai miei anni ogni impresa è un'avventura
il cui confine è la notte.
Non finirò di decifrare le antiche lingue del Nord,
non tufferò le mani ansiose nell'oro di Sigurd;
il compito cui attendo è illimitato
e dovrà accompagnarmi fino alla fine,
non meno misterioso dell'universo
e di me, l'apprendista.
Jorge Luis Borges, Un lector
La poesia è tratta da ''Elogio dell'ombra'', J.L. Borges, versione con testo a fronte di Francesco Tentori Montalto, Einaudi Tascabili ed.1998
Immagini: pagine del libro con la versione originale del testo qui proposto in traduzione.
In alto: J.L.Borges a Parigi nel 1979; foto di Ulf Andersen/Getty - www.newyorker.com
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