Tu non vedi le ombre che ci camminano intorno, che conversano di noi come fa questo vento che cade storto sui vetri, bianco di controversie con la polvere, con le cose che dalla stagione scivolano nel mattino e al pari delle ombre si assiepano in bisbiglii.
Guarda: lì c'è un'ombra che spiega lenzuola sul filo e ripete senza sosta 'Quando ci sei tu, per me ci sono tutti' ; lì ce n'è un'altra che urla con la testa ficcata dentro al muro: ne vedi i gomiti bianchi, la schiena munita di giusta indignazione. In un altro tempo non ha preteso nulla per sé, in un altro tempo non ha avuto voce per sé.
Qualcuno narra della pace delle ombre, ma queste tagliano il sonno con l'insistenza del bisbiglio: bisogna stare in un'assenza senza peso per contrastarne l'urto, per difendersi dalla loro Malinconia, dal loro tormento lirico e pieno di nodi che ci lascia una scorta di possibili epifanie.
Alcune ombre sostano in retroguardia, in attesa di una nuova amnistia che le cancelli dall'attesa.
Sono le ombre dei figli non consegnati, dei figli andati prima, dei figli mai accaduti.
Carezzano la spalla delle madri quando fa mattina. Nel precipizio del risveglio la loro ombra profana specchi ed espressioni, si coagula in un rosso fuori campo. Resta immobile fino al mattino.
Ieri ho intravisto la mia ombra farsi cornice e da lì accogliere ogni stanchezza, ogni nascita in cui emergo al giorno, più è più volte trapassata presente, in cui al giorno dico (mi dico) Eccomi, ci sono ancora, e poi via a farmi corpo e spazio tra altri corpi, memoria provvisoria di eventi da poco che ogni giorno mi cambiano la giornata.
Quando nessuno guarda accade netto il chiarore tra le ombre; l'aria mobile che le divide le restituisce quasi intere.
Puoi anche sentirle tacere e inoltrarti nel loro idioma di brume e intermittenze, farti conca per il loro silenzio, per un dolore remoto che ha smesso di pulsare; renderti essenziale come un colpo di tosse quando la voce non viene, e con un lancio di fune traversare l'atmosfera che da loro ci divide: vedresti così che non ombra né corpo rimane, solo un mulinello iridiscente all'angolo delle ciglia, un frastuono di luci dal basso, vento che cade storto sui vetri nella durata senza ombre del primo sole.
Alba Gnazi