Who I am

Alba Gnazi

Le parole sono una chiave e un ponte, un codice privilegiato e misterioso, un canto: leggo da quando ne ho memoria.
Ancorata alla Musica, trattengo chimere sotto le unghie e mi ricompongo nella luccicanza di gioie minute, a metà tra il surreale e la strada.
E di vagare non smetto.


sabato 8 novembre 2014

Giovanni Giudici - Alcune poesie


Img by accademia-inaffidabili.blogspot.com







IL PREZZO DEL SUBLIME

Mi domandi se potrai.
Mi domando se potrò.
Io sarò – non sarai.
Tu sarai – non sarò.

Per noi sarà quello che non potremo.
Quello che non saremo su noi potrà.

Non – tu non – io noi – remo.

Ma contro la specie che siamo orgoglio estremo
verbi avvento al cliname
che ci rotola a previste tane
umanamente inumane
persone del futuro seconde e prime.

Io – rò.
Tu – rai.

Il niente

è il prezzo del sublime.



ALCUNI

Alcuni inseguono tutta la vita
uno scopo – il disegno di un meccanismo
un seme particolare di grano un incrocio di canarini
l’attuazione di un piano la costruzione di una casa.

Alcuni in abitazioni private o in asili
psichiatrici ritentano solitari di carte
o calcoli di moto perpetuo o altre
più improbabili imprese come rivoluzioni.

Essi sono uomini e donne derisi
o tutt’al più gentilmente commiserati
sia perché l’ambizione che li muove si giudica eccessiva
sia perché appare futile l’obiettivo.
(…)
Pensando di loro ti scrivo queste parole
oggi che dirci insieme è dire nessuna speranza
sbarrati da ogni saggezza sbarrati dalla storia
ormai più di passato che di futuro nutribili.

E chiamandoti a un futuro di penuria
io chiedo la tua insania perché la mia abbia forza
perché si possa dire che è una cosa reale
quella che due distinte persone vedono identica.

E tutto questo è ancora poco al confronto
del nulla di chi insegue un solitario ideale.
Essere umani può anche significare rassegnarsi.
Ma essere più umani è persistere a darsi.

(Da O beatrice)


(io che il nulla del quale sei parte brancolo
alle tue braccia sospirando ancora
végliami novembrina esci dal buio vieni
èssimi estate a giorni estremi)




PER FINTA

Mi conoscesti subito
Tutto stato per finta
Il tuo morire al tuo
Riaccenderti bastò uno sguardo mio

Ti scavò dentro e tu
Scavasti me colmata
La fossa dell’oblio
Dal tempo che eri nata.

(da Empie stelle – Creùsa)




VII

Accadrà che il tuo nome popolare
scelto dal caso è un nome di donna vera,
d’invidie e affetti partecipe, a sera
inquieta di risparmi in una casa
italiana del nostro
tempo, abitante a un numero
civico d’una via in una città.

Non te, ma una che si volterà
nel tuo nome chiamata, con un fosco
lampo negli occhi – e non sei tu, non sei
quella di cui dirò: << non la conosco,
non so niente di lei>>.

(da Prove del teatro – Svolta)




COSì (SCRIVESTI)

Così (scrivesti) ho risalito il filo
Al capo estremo all’apice degli anni
Volati nello stacco di un respiro
Nel garbuglio d’inganni e disinganni

Lassù ti ritrovavo eri tu solo
Il superstite fuoco il carboncino
Languente nella cenere mio oro
Scavato nel catrame del destino.

(da Eresia della sera – V. Primo amore)


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*
Testi tratti da:
GIOVANNI GIUDICI, TUTTE LE POESIE, introduzione di Maurizio Cucchi
Oscar Mondadori, ed. 2014


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