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IL PREZZO DEL SUBLIME
Mi domandi se potrai.
Mi domando se potrò.
Io sarò – non sarai.
Tu sarai – non sarò.
Per noi sarà quello che non potremo.
Quello che non saremo su noi potrà.
Non – tu non – io noi – remo.
Ma contro la specie che siamo orgoglio estremo
verbi avvento al cliname
che ci rotola a previste tane
umanamente inumane
persone del futuro seconde e prime.
Io – rò.
Tu – rai.
Il niente
è il prezzo del sublime.
ALCUNI
Alcuni inseguono tutta la vita
uno scopo – il disegno di un meccanismo
un seme particolare di grano un incrocio di canarini
l’attuazione di un piano la costruzione di una casa.
Alcuni in abitazioni private o in asili
psichiatrici ritentano solitari di carte
o calcoli di moto perpetuo o altre
più improbabili imprese come rivoluzioni.
Essi sono uomini e donne derisi
o tutt’al più gentilmente commiserati
sia perché l’ambizione che li muove si giudica eccessiva
sia perché appare futile l’obiettivo.
(…)
Pensando di loro ti scrivo queste parole
oggi che dirci insieme è dire nessuna speranza
sbarrati da ogni saggezza sbarrati dalla storia
ormai più di passato che di futuro nutribili.
E chiamandoti a un futuro di penuria
io chiedo la tua insania perché la mia abbia forza
perché si possa dire che è una cosa reale
quella che due distinte persone vedono identica.
E tutto questo è ancora poco al confronto
del nulla di chi insegue un solitario ideale.
Essere umani può anche significare rassegnarsi.
Ma essere più umani è persistere a darsi.
(Da
O beatrice)
(io che il nulla del quale
sei parte brancolo
alle tue braccia sospirando
ancora
végliami novembrina esci dal
buio vieni
èssimi estate a giorni
estremi)
Mi conoscesti subito
Tutto stato per finta
Il tuo morire al tuo
Riaccenderti bastò uno sguardo mio
Ti scavò dentro e tu
Scavasti me colmata
La fossa dell’oblio
Dal tempo che eri nata.
(da
Empie stelle – Creùsa)
VII
Accadrà che il tuo nome popolare
scelto dal caso è un nome di donna vera,
d’invidie e affetti partecipe, a sera
inquieta di risparmi in una casa
italiana del nostro
tempo, abitante a un numero
civico d’una via in una città.
Non te, ma una che si volterà
nel tuo nome chiamata, con un fosco
lampo negli occhi – e non sei tu, non sei
quella di cui dirò: << non la conosco,
non so niente di lei>>.
(da
Prove del teatro – Svolta)
COSì
(SCRIVESTI)
Così (scrivesti) ho risalito il filo
Al capo estremo all’apice degli anni
Volati nello stacco di un respiro
Nel garbuglio d’inganni e disinganni
Lassù ti ritrovavo eri tu solo
Il superstite fuoco il carboncino
Languente nella cenere mio oro
Scavato nel catrame del destino.
(da
Eresia della sera – V. Primo amore)
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Testi
tratti da:
GIOVANNI
GIUDICI, TUTTE LE POESIE, introduzione di Maurizio Cucchi
Oscar
Mondadori, ed. 2014
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