restlessness . Dorina Costras |
E quando avremo scritto
ogni parola e tutte
ci sarà ancora
un taglio vivo di cielo
a dilaniarci il petto
per ricavarne un grembo?
Non chiedo.
KBHAG-Art-Subrata-Sen_Mystique-Moments_Feather-Touch |
Sei lo spirito che batte
ai piedi del letto e scuote.
Non è che non voglia ricordare,
mio piccolo resto d'anima,
ma è la costola mancante
la scheggia danneggiata
il mio piede sinistro
che sposta a piacere
quel filo mai a piombo
che mi muove.
Tu eri la locomotiva gialla
la lente azzurra
il gatto che strizza l'occhio
il tornante in discesa
la parola che ho nascosto in bocca.
E tramontavi.
The Swamp, G. Klimt |
Ab immemorabili
le creature
ci abitano.
Il cardellino è Acalante
o l'anima nostra
quando è rossa d'amore.
Il cagnolino e la sua coda
rapiti in cerchio
nella sacra danza darwīsh.
L'artiglio dell'orso
è il dolore
dietro il vaso di miele.
Le lucciole son
le lacrime migliori
le benedette.
Galoppano
tramortiti di gioia
nel fondo dell'occhio
ippocampi balocchi.
Ab immemorabili
le creature.
Non fosse per il merlo
e per la serpe
o per quel brulicare
della terra appena
dietro casa,
per gli occhi che mi han tratto
e quelli che ho forgiato,
direi ch'è triste sorte
avere un mondo in petto
e sempre sanguinarlo.
Avremo nuovi fiori
dai cimiteri d'ossa
in questo cigolare
di stanchezza immane.
Un papavero
Il mio esistere
è un ancheggiare breve
nell'onda verde murmùrea
congiunto ai fossi
e a certe fresche radici
abbarbicate ai cigli.
In un fitto di grano
sono una macchia ardita
che si arrovescia al vento.
Concepito di solitudine
sopra di me
solo il cielo.
january.2013.florida-cave-painting |
Un uomo
Dicono di te
che sei scuro e tagliente
materia di croda
vetro a serramanico, lama allunata
il cui angolo di taglio
è un deserto rosso.
Hai acque profonde agli avambracci
e negli occhi due monete
senza facce
che nessuno possa dire: testa o croce? o indovinare il veleno.
Ma: dal tuo cuore calcareo,
al tocco,
una morbida torba
mi ha convinto d'altro.
Nel tuo doppiofondo,
lago vulcanico,
si abbeverano quietamente
piccole creature mansuete.
Dal giardino accasciato
bruno di pioggia, querulo e greve
si leva improvviso
un lamento: così molle
e disfatta è quest'oggi
la mia terra quiescente.
Persino il merlo
sagace e incurante
vivido e attento
è una luna nera che
mi attanaglia il cuore
e i miei occhi sono i miei fiumi.
Stamattina ho creduto di vedere una rondine
e nuovi fiori gialli nel giardino ferito dal gelo.
- Impossibile -
ha sentenziato, dal cemento e dal vetro, l'uomo del tempo.
Non sa, quell'uomo minuzioso,
che due occhi possono bastare
a mappare il paradiso.
Una giornata qualsiasi
Da che son vecchio
ho un orecchio buono
solo per le voci antiche,
spesso è mia madre
a soffiarmi foto sbiadite
tra i capelli radi.
Tutto quel gran sognare
e progettare eternità rotanti
oggi è smagrito
e una minestra o un pane
colmano i desideri.
Che giorno è oggi?
Sto con la ciarla dei merli
ad intrecciar minuzie.
Di tutti i volti
le partenze
I posti che nessuno chiama casa
le scintille deboli
Gli angoli delle solitudini
gli obiettivi mobili
I vagoni fantasma
le corse per morire
Gli sguardi sui passaporti
I morsi delle periferie
attraverso la coltre inesauribile
del sangue
ancora e nonostante
non posso negare
un osso di felicità
lanciato da un balcone
chissà dove.
Lungomare Marina di Pisa, img by Alba Gnzi |
Due nubi ed il vento
oggi mi hanno attraversata.
Fossi stata così liquida
da non morirne!
Sasso, carta, forbice
tutto cede, infine, all'acqua.
Stamane
per qualche foglia nuova
nel giardino
o il gocciolìo che segue il temporale
mi è caduta addosso
tutta la vastità.
Possibile?
Tanto cielo e mani così piccole?
https://dipintinmovimento.files.wordpress.com/2011/11/f88.jpg?w=490 |
Mi chiedo
se dietro agli spigoli
vi sia solo polvere.
Vedo a volte
tra il muro ed il legno
le ali raccolte
dell'angelo.
Mi domando, in effetti,
se gli oggetti e le pietre
sian vivi
quando guardo altrove.
Avranno mai un guizzo?
O un grido?
Dorina Costas, farfalle |
Visitammo La Paz
con gli occhi di Mendoza
alle spalle il vento gelido di Laja
edifici coloniali e legno chiaro.
Camminavamo
costeggiando il Rio
immaginando i volti neri
dei minatori Aymara
la lunga strada dell'argento
da Potosì, destinazione Lima.
Sostammo a ogni portico
ogni portone e a tutti chiedevamo:
señor, señora, ¿dónde está la Calle Sucre ?
A quel tempo
anche il dolore
nascondeva un sorriso furtivo.
Quasi morii
contemplando l'Illimani;
la vertigine della grande altezza
il volto imprendibile della fugacità
l'infatuazione per ogni bellezza
e il non voglio finire mai.
E tu, da chissà dove, tu
che fumavi e mi tenevi stretta.
Non piangere, dicevi,
o finirò per amarti
e dammi un bacio
che la notte è azzurrina
dammi un bacio
che piove.
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