La musica,
prima di ogni altra cosa:
e per questo
preferisci l’Impari
più vago e
solubile dell’aria,
senza nulla
in sé che pesi o posi.
È necessario
poi che tu non scelga
le tue
parole senza qualche errore:
nulla è più
caro della canzone grigia
in cui
l’incerto si unisca al preciso.
Sono occhi
deliziosi dietro veli,
è la grande
luce tremula del mezzogiorno,
è - in un
cielo tiepido d’autunno -
l’azzurro
brulichio di chiare stelle!
Perché
vogliamo ancor la sfumatura,
non colore,
ma solo sfumatura!
Oh, solo
essa accoppia il sogno
al sogno e
il flauto al corno!
Va’ più
lontano possibile dall’assassina arguzia,
dal crudele
spirito e dall’impuro riso,
che fanno
piangere gli occhi dell’azzurro
e tutto
quell’aglio di bassa cucina!
Prendi
l’eloquenza e torcile il collo!
E farai
bene, in vena d’energia,
a moderare
un poco anche la rima.
Fin dove
andrà, se non la tieni d’occhio?
Oh, chi dirà
i torti della rima?
Quale
bambino sordo o negro pazzo
ci ha
plasmato questo gioiello da un soldo,
che sotto la
lima suona vuoto e falso?
La musica,
ancora e sempre!
Il tuo verso
sia la cosa che va via,
che si sente
fuggire da un’anima in cammino
verso altri
cieli ed altri amori.
Il tuo verso
sia l’avventura buona
sparsa al
vento increspato del mattino
che va
sfiorando la menta e il timo …
E tutto il
resto è letteratura.
***
De la musique avant toute chose,
Et pour cela
préfère l’Impair
Plus vague et
plus soluble dans l’air,
Sans rien en lui qui pèse ou qui
pose.
Il faut aussi que tu n’ailles point
Choisir tes
mots sans quelque méprise :
Rien de plus cher que la chanson
grise
Où l’Indécis
au Précis se joint.
C’est des
beaux yeux derrière des voiles,
C’est le
grand jour tremblant de midi,
C’est, par
un ciel d’automne attiédi,
Le bleu
fouillis des claires étoiles !
Car nous
voulons la Nuance encor,
Pas la Couleur, rien que la nuance !
Oh ! la nuance seule fiance
Le rêve au rêve et la flûte au cor !
Fuis du plus loin la Pointe
assassine,
L’Esprit cruel et le Rire impur,
Qui font
pleurer les yeux de l’Azur,
Et tout cet
ail de basse cuisine !
Prends
l’éloquence et tords-lui son cou !
Tu feras
bien, en train d’énergie,
De rendre un peu la Rime assagie.
Si l’on n’y veille, elle ira jusqu’où
?
O qui dira les torts de la Rime ?
Quel enfant
sourd ou quel nègre fou
Nous a forgé
ce bijou d’un sou
Qui sonne creux et faux sous la lime
?
De la
musique encore et toujours !
Que ton vers
soit la chose envolée
Qu’on sent
qui fuit d’une âme en allée
Vers
d’autres cieux à d’autres amours.
Que ton vers soit la bonne aventure
Eparse au vent crispé du matin
Qui va fleurant la menthe et le thym …
Et tout le
reste est littérature.
Tratta da : P. Verlaine, Poesie, Newton - Compton 1989
Traduzione di Renato Minore
[Paul Verlaine, poeta simbolista francese morto nel 1896, compone questa poesia nel 1874, durante la prigionia in Belgio.
In essa, Verlaine (rifacendosi a un poemetto oraziano dagli analoghi contenuti) espone la propria idea di poesia : la Musica, prima di tutto - a governare in ogni singolo istante la composizione poetica - ; il verso Imparisillabo ( al posto del tradizionale verso parisillabo in uso al tempo); l'impiego estroso della rima; il richiamo a visioni oniriche e piani di realtà immaginifici che evochino atmosfere non definite e non definibili dai canoni in uso ( ''e tutto il resto è letteratura''). ] A. G.
Nessun commento:
Posta un commento