In che nome
Ci si mette addosso il giorno
per percorrere le ore
tirando a lucido il coraggio
di mostrare sé stessi
Soffiando un sorriso nel fiato
dopo aver saggiato lo sguardo,
toccandoci il viso in imbarazzo
se scoperti senza difese
a vuotare fame e versi
su raffinate malinconie
Essere risposta e non traguardo,
come il pacco annidato in mezzo ai lumi
che si sciolgono e si mischiano
ad altri lumi,
aspettando un arrivo
con cui vestire di mani la neve
con tanto di sciarpa e cappello
e se resiste naso-carota e ombrello
Oh little snowman on my yard
Cadere via dal rumore
nel lento precipizio delle cose
che si trasformano in silenzio
farsi sottrazione e non rimpianto
Per imparare da noi stessi
in che nome
e come
cadere.
*
L’Insegnante
Ci insegnava a scartavetrare i cessi
con la carta ruvida,
a spingere le mani nell’acqua scurita
da un odore riemerso
di scomposto e caduta
Prima grattate i fianchi, diceva
poi andate sotto,
giù, nel nero;
grattate bene
fatevi il sangue
insistete
forse torna come dev'essere,
solo così si vede
*
Ho comprato tante cose
Ho comprato tante cose
così tante e belle
per non sentire più il freddo
Qui dentro per ripararsi
danno solo una veste verde
che traspare sul mio corpo,
sulle mie gambe nude
Arriveranno presto
mi porteranno dentro
e poi di nuovo qui
Avanti a me una, dopo
di me un'altra
a questo serve la veste verde
a fare uguali tutti i corpi
Quando uscirò
avrò addosso il mio cappotto
e quel bellissimo basco
col bottoncino in panno
che mi fa il viso diverso
nemmeno sembro io.
*
"Se si invoca la poesia a farsi essenza della propria vita, così da confondere “assi interiori per decametri”, è perché in essa la Gnazi coglie la propria stabilità e soprattutto il proprio ritmo, se è vero che uno dei sensi più praticati dai poeti è quello dell'udito, quell'attitudine all'ascolto delle voci esterne ed intime che lacerano il silenzio e ad esso tornano e da esso ritornano sul silenzio bianco dei fogli.
Per questo motivo leggere i versi della Gnazi significa affidarsi ad una fitta trama di sonorità quali rime, assonanze, consonanze, allitterazioni e altre figure di suono, ma soprattutto a parole onomatopeiche (sulla scia del Pascoli, ma anche del D'Annunzio di “Pioggia nel pineto”), quali: scrosci, schiocchi, schianto, gracidii, e altri richiami, spesso inquietanti, in cui si ode la spezzatura, ma allo stesso tempo la presenza del reale, se è vero che sparire sarà un “cadere via dal rumore”, trasformarsi in silenzio."
(Dalla postfazione di Franca Alaimo)
*
Alba Gnazi, In quel minimo che cade, Il convivio Editore 2021
Con la postfazione di Franca Alaimo
Copertina: Renaissance, di Kater Kāli Pillar
Il libro è disponibile su:
www.ilconvivioeditore.com
https://www.amazon.it/dp/8832745127/ref=cm_sw_r_apan_glt_i_1B446BB9XNEWDSA9ZMW0
https://www.ibs.it/in-quel-minimo-che-cade-libro-alba-gnazi/e/9788832745122
https://www.mondadoristore.it/In-quel-minimo-che-cade-Alba-Gnazi/eai978883274512/
https://www.libraccio.it/libro/9788832745122/alba-gnazi/in-quel-minimo-che-cade.html