Who I am

Alba Gnazi

Le parole sono una chiave e un ponte, un codice privilegiato e misterioso, un canto: leggo da quando ne ho memoria.
Ancorata alla Musica, trattengo chimere sotto le unghie e mi ricompongo nella luccicanza di gioie minute, a metà tra il surreale e la strada.
E di vagare non smetto.


lunedì 22 giugno 2015

Confini? - A.

Fairytales, by bittersweetvenom on deviantart

Non è vero: e mente chiunque lo affermi. 
Non è vero che si va avanti, che le cose si aggiustano, che in qualche modo ci si adatta. 
Non è vero e non c'è ragione necessaria e sufficiente per cui questa capacità di adattamento debba essere così scontata da renderla simile a un'imposizione. 
Perché debba essere abusata - anche lei -: la capacità di piegarsi o estendersi all'interno delle situazioni, all'esterno; all'interno di sé, all'esterno delle persone - in un conflitto continuo e risolto in parte che dà su un altro nuovo conflitto che si risolverà in parte, e di conflitto in conflitto rimane intatta sempre solo una parte: quella che resiste.


Retlessness - Dorina Costras


Ma questa resistenza 1) non è passiva (richiede partecipazione e passione) e  2) non è eterna. 
L'adattamento resistente, o la resistenza adattante, collidono con l'ottusità propagata e perpetrata. 
Ci cozzano contro milioni e milioni di volte, per anni e millenni, cambi generazionali, mutamenti linguistici, involuzioni sentimentali, radicamenti ed erosioni; costumi che si ripongono e costumi che si ripropongono, odi vintage e affetti démodé. 
Ci cozzano all'infinito, in una dialettica tra gli opposti che spesso assicura la base della continuità: la nostra costante più peculiare è quella del mutamento, benché alcuni vorrebbero restare eternamente uguali, mantenere lo status quo con le unghie e con i denti, con trombe corni unicorni fiati e insulti: quando poi la realtà gli si schiude sulla faccia al par d'un uragano, s'inventano sfilate e cortei, con salse miste di articoloni articoletti e inchiostramenti vari su giornali che hanno l'attitudine di spararla grossa, grondante, cirrotica e quasi in necrosi: però ben pagata. 


Life is like a box of... by hmissxx-d5vkyjn on deviantart

Non so se sia un'esilarante commedia o una sconfitta, quella marcia su Roma (mia bella, quante ne devi sopportare...) di sabato scorso, fatta da persone che, come me e altri, hanno un lavoro e una famiglia da mantenere. 
A differenza di me e altri, però, sono convinte che solo il loro ''modello'' di famiglia sia adatto alla società (?). 
A differenza di me e altri, non riconoscono che non è un andare contro di loro, il vivere in maniera che non aderisce a quel ''modello'', ma solo un andare (che poi, se non funzionano, i modelli si modificano, si migliorano, si allargano, si rimpiccioliscono, li si adatta (vedi sopra) alle proprie esigenze: o no?); che non viene messo in discussione nulla di quanto li concerne; che nulla viene loro espressamente richiesto; che nessuno li tocca o li minaccia; che nessuna famiglia, nessun modo di vivere e porsi di fronte agli altri (oltre che nessuna provenienza e nessuna lingua e nessuna ideologia e nessuna teologia... ma questa è un'altra storia: o forse no, è ancora la stessa) detengono dignità superiore; che milioni di persone non ce l'hanno nemmeno, una famiglia purchessia  - e taluni, nemmeno la dignità -; che non è una scelta, quella di avere una famiglia con chi si ama: è naturale ed è così, come respirare e sognare: se ami qualcuno, vuoi starci insieme e svegliarti accanto e mangiare vicino e incazzarti per un difetto per cui l'ami da morire e poi se viene un figlio, o se c'è già, lo si ama per due, anzi per quattro e per otto e per tanti quanti siamo, con tutte le nostre voci e i nostri sguardi e le nostre delusioni e i passi compiuti insieme e in solitaria: resistendo. 


Kids and Umbrellas by hersley on deviantart

Ma la resistenza, dicevo, la resistenza non è passiva e non è eterna e collide violentemente contro l'ottusità, contro la sterilità di un pensiero unico-dominante che fa appello a nebulosi e teocratici confini di coscienza (stabiliti da altrettanto nebulosi personaggi), in nome di un discutibile disegno di vita eterna sostenuto da una tonante moralità a priori e a posteriori - nel mezzo no, nel mezzo c'è l'abisso: e non sta a me dirlo, non sta a me giudicare: a quello ci pensate voi -; in nome di una matriarcalità contenuta tra le vigorose spire del senso di colpa e, ancor più, deformata da un'imperante patriarcalità per cui Edipo, da qualche parte nel tempo, ancora ride. 
Non so cosa fosse, sabato, quel traghettamento di corpi: da quale sponda verso quale sponda, se le dicotomie più vaste e devastanti prendono origine proprio in seno agli statuti firmati da quei corpi -  e li si vorrebbe eterni, quegli statuti, non come la vita: che non basta mai a dire quanto poca sia, per amare o provare ad amare chi abbiamo accanto. 
People come, people go by eclecte - deviantart

Quella marcia lì l'avrei voluta per la scuola pubblica (scusatemi: sono di parte), che qualcuno dal basso e nel colmo di una volontà di distruzione vuole cancellare. Quella marcia lì, l'avrei voluta per i corpi ripiegati su uno scoglio (scusate: sono di parte anche qui), spinti via da un luogo, respinti dall'altro, corpi piccoli accasati su una roccia, così piccoli e infiniti che anche il mare ha cercato di proteggerli. L'avrei voluta contro ogni politicante presuntuoso e distratto che va contrabbandando in giro vigliaccherie e razzismi fuori misura, fuori tempo, fuori memoria.
Man Ray, Hands

I confini, si sa, sono dentro la testa.
Come la capacità di resistere, che leggo come atto di fede in sé stessi, come atto di rispetto verso la natura e ciò che in essa è contenuto; come soglia e sorgente entro la quale e dalla quale nasce il rispetto per l'uomo e l'umano, declinato in culture e tradizioni che moltiplicano all'infinito le possibilità di scoprirsi scoprendo, di confrontarsi, crescere: come i bambini, nei quali eternamente riporrò la mia fede più alta e consapevole; i bambini: scevri di pregiudizi e catene, conformi alle esigenze di intelligere e mutare, di armonizzarsi con quanto li circonda - di essere uno con ciò che ne rispetta i tempi, di essere sé attraverso questo rispetto. 
Che è una cosa semplice, il rispetto; un po' come chiedere che ore sono o quanti anni hai: risposta secca senza sofisticazioni o creme, s'il vous plait: gli interludi di Crono sono d'una ironia travolgente, oltre che ricchi di emozione, se li si accetta a dovere. Se li si rispetta: appunto. 
Jamie Johnson Photography, by mymodernmet.com

I confini sono quello cui viene imposto un nome, un indirizzo, un come e un perché stare nella ''società'': ma se dio vuole (e dio vuole, perché se no non sarebbe dio, e perché prima di dio ci siamo noi, anche se questo a qualcuno fa storcere il naso e arricciare il mento) in ''società'' c'è posto, che è - sì - quello dato dalla natura, dalla propria personale natura, quella che rende me in un modo, te in un altro e così via fino all'incontro, così via nel percorso, così via.
I confini sono quelli che i libri abbattono, e coi libri, nei libri si resiste, si vive, si impara a scegliere (ma bada: questo è solo un punto di vista, uno tra tanti, ed è solo mio); si impara a scegliere anche quali libri leggere, con quali autori andare a braccetto, con chi dormire, cosa scartare e cosa portare con sé: sbagliando e ricominciando, aggiustando il rigo il tiro e le lenti sul naso; posando un libro, regalandone un altro, accarezzandone uno prima di dormire, aprendone le pagine con impazienza e tenerezza - imparando, imparando, imparando: come succede in qualsiasi vita. Come succede in qualsiasi famiglia.


G. Klimt, The Tree of Life

Allora ecco che dico, e forse mi contraddico, forse avrei fatto meglio a tacere; dico che sì, in qualche modo si va avanti, nonostante le marce e le sentinelle fuor di garitta e le banche che legiferano con le industrie contro il cittadino e i suoi diritti di base; nonostante il mio lavoro sia minato da personaggi con facce lombrosiane; nonostante le urla di chi vuole precedere calpestando; nonostante le impotenze e le frustrazioni e le speranze al lumicino, dico che c'è ancora capacità di resistere, ed è dentro e ha legioni di idee e parole, ha ostacoli pronti e soluzioni sull'unghia. 
Come la famiglia, i suoi pieni, i suoi vuoti, le sue mancanze, le sue dolcissime asperità: il dono di ritrovarsi continuamente.
La famiglia: che non abbisogna di confini, di aggettivi, di giustificazioni, di difesa: tolta quella che dobbiamo esercitare tra noi, ché siamo esclusivamente noi, quelli che la minacciano da dentro. 
Trinity, by hersley on deviantart


La famiglia: che sono gli incontri e le lezioni prese e date, i libri che sto leggendo e quelli che leggerò, la gente che mi resta negli occhi, io: sono io la mia famiglia e tutto ciò che attraversandomi si ferma, mi incide, mi modifica, mi conforta, mi uccide, mi rende forte e mi avvicina alla terra, che ha l'odore di mio padre e del tempo che ho speso e spenderò a piantare significati - a guardarli crescere con pazienza.



I will not give up on my dreams, Jamie Johnson photography; http://www.mymodernmet.com/


Alba Gnazi
22.06.15

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