Purché nulla venga toccato, su quei fondali riordinati da Cronos,
che implacabile ci mira ritagliare compromessi con un infinito
presente: noi e
noi ancora, tra un semicerchio e un sentire dimenticato tra i
cuscini o dove si scorza un tramonto,
sospirando.
Le foto ci figurano impenetrabili, dicibili come la volta in cui era
ancora la prima volta, ma intorno
altre facce incombono - fuggiasche, anch'esse, di specchio in
illusione.
Non ci siamo quasi mai voluti qui, in un qualcosa che squilla per
un qualcos'altro che scava, eppure qui torniamo - seriali e
ineffabili come certe verginità
Di cui nessuno ricorda il dolore
Il bisogno
La pressione
( Ricordi? ) pari a
Un lume sorpreso a tarda notte, quando
I figli ancora ti dormivano accanto e tu ti tiravi su di soprassalto,
mozza e livida, per ascoltarli respirare
( ricordi? )
A., 22.3.15
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