<< “Stavo per scrivere innocue, ma la poesia di rado lo è. Non
lo è mai, in effetti” si legge, a firma dell’autrice, sul retro di copertina
del libro di Alba Gnazi, Luccicanze.
Una dichiarazione di poetica forte e precisa, che rivendica per la scrittura il
coraggio di far male, a se stessi e agli altri, conseguenza inevitabile del
mettersi a nudo e per proprio tramite fare lo stesso con chi legge. L’inevitabile
associazione con il celebre film di Kubrick fa pensare a una sensibilità
speciale e, come quella di Danny, tutt’altro che innocua, che al poeta dona la
benedizione/maledizione di scovare le tracce nascoste nella realtà. Tracce che,
scrive Alba, sono come “le pietre scartate dal mare”, gemme inaspettate che
brillano di acqua e sole “in filo d’ombra”. Il libro, come spiega l’autrice in
una nota inserita a guisa di prefazione, si compone di poesie scritte nell’arco
di cinque anni, legate da un filo comune che coincide con “la mano che scrive”.
Ciò sembra suggerire una certa eterogeneità, che però viene felicemente
superata da una grande coerenza stilistica. Estesi e immaginifici, i
componimenti funzionano come partiture musicali scandite da accorgimenti
ricorrenti (...) >>
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