Who I am

Alba Gnazi

Le parole sono una chiave e un ponte, un codice privilegiato e misterioso, un canto: leggo da quando ne ho memoria.
Ancorata alla Musica, trattengo chimere sotto le unghie e mi ricompongo nella luccicanza di gioie minute, a metà tra il surreale e la strada.
E di vagare non smetto.


mercoledì 11 maggio 2016

Recensione a Luccicanze su Illustrati - A review of Luccicanze on Illustrati

 
Copertina di Illustrati n.36


<< “Stavo per scrivere innocue, ma la poesia di rado lo è. Non lo è mai, in effetti” si legge, a firma dell’autrice, sul retro di copertina del libro di Alba Gnazi, Luccicanze. Una dichiarazione di poetica forte e precisa, che rivendica per la scrittura il coraggio di far male, a se stessi e agli altri, conseguenza inevitabile del mettersi a nudo e per proprio tramite fare lo stesso con chi legge. L’inevitabile associazione con il celebre film di Kubrick fa pensare a una sensibilità speciale e, come quella di Danny, tutt’altro che innocua, che al poeta dona la benedizione/maledizione di scovare le tracce nascoste nella realtà. Tracce che, scrive Alba, sono come “le pietre scartate dal mare”, gemme inaspettate che brillano di acqua e sole “in filo d’ombra”. Il libro, come spiega l’autrice in una nota inserita a guisa di prefazione, si compone di poesie scritte nell’arco di cinque anni, legate da un filo comune che coincide con “la mano che scrive”. Ciò sembra suggerire una certa eterogeneità, che però viene felicemente superata da una grande coerenza stilistica. Estesi e immaginifici, i componimenti funzionano come partiture musicali scandite da accorgimenti ricorrenti (...) >>



 << “I was going to write harmless, but poetry is rarely so. It is never so, actually” – these are the author’s words on the back cover of Alba Gnazi’s book, Luccicanze (Shinings). A strong and definite poetic statement, in which she claims for writing the courage to hurt the author and the others, an inevitable consequence of baring yourself and – through you – your readership. The inevitable association with the iconic Kubrick’s film evokes a special and – just like Danny’s – far from harmless sensitivity, one that bestows on the poet the blessing/curse of unearthing the tracks hidden in reality. Tracks that – Alba writes – are the “stones discarded by the sea”, unexpected gems shining with water and sun “on the verge of shadow”. The book, as the author explains in a preface-like note, is made up of poems written in the course of five years, all linked by a common thread that corresponds to “the writing hand”. This seems to suggest a certain degree of heterogeneity, but this is effectively prevented thanks to a solid stylistic coherence. Vast and imaginative, the poems work exactly like musical scores, marked by recurring devices (...) >>
 

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